Terminale Root:
Ticchetta la matita sul foglio,
fitte linee di grafite lo solcano
in incredibili evoluzioni che si intrecciano
come i miei pensieri.
$ sudo /etc/init.d/tor start
ticchettano le dita sulla tastiera
mentre il viso mi si illumina ad 85 Hz
iptables -A INPUT -p tcp --dport 20:21 -j DROP
iptables -A INPUT -p tcp --dport 3306 -j DROP
iptables -A INPUT -p tcp --dport 22 -j DROP
iptables -A INPUT -p tcp --dport 10000 -j DROP
nessun altro pacchetto di emozioni
passerà il firewall del mio router emozionale.
Emanuele IL PADRINO
[Ho conosciuto Emanuele in caritas, dove lavoravo.
3 giorni fa è stato l'anniversario delle mie dimissioni. E' trascorso un anno da quando non lavoro più dentro l'ostello di via Marsala. Più e più volte ho tentato di scrivere, raccontare la mia storia. Ma non ci sono mai riuscito. Razionalizzare, per me, è davvero difficile. Le emozioni, quelle forti, non riesco mai e trasformarle in qualcosaltro, ma le lascio lì, come i senza fissa dimora che tentavo di assistere, a vagare dentro la mia mente, fino a logorarsi di solitudine e abbandono. E' una cosa che mi rimprovero, tante volte. Sapeste che fiori ho avuto la fortuna di coltivare. Sapeste che rose ho incontrato. Di quel posto mi mancano tante cose. Lì ho lasciato un girolamo a cui ero profondamente affezionato, specialmente per le sue incapacità. Perchè erano queste a costringermi a fare i conti con me stesso. Molte volte, devo essere sincero, ho perso. Troppe volte. Non a caso, ancora adesso, sono rimaste, il resto è una terra inesplorata con cui devo fare i conti.
I miei anni in caritas sono stati anni bellissimi e difficili insieme.
Lì, dove mi sentii un privilegiato quando iniziai, ho amato e odiato, nel senso + vasto che questi termini portano in sè. E aldilà di quello che ho dato, perdonate la retorica, devo dire che è stato incredibile quello che ho ricevuto.
Al 109 di quei 5 anni e +, qui posso capire solo io (e forse un'altra persona), ho ricevuto rose e principesse.
Qualche volta, quando sono riuscito a coglierne il valore, ne ho parlato con quel famoso taccuino di cui piango ormai la perdita. Vomitavo gioie e dolori, ma sempre senza mai andare oltre in profondità ... per paura.
Non chiedetemi di cosa, vi prego.
Ci sono paure che non si spiegano. Si vivono nella loro devastante presenza. Ed è quella stessa presenza a cancellare il raziocino necessario ad affrontarla.
Non rimpiango niente di quel periodo, sia chiaro. Ho lasciato un lavoro che sotto certi aspetti mi stava distruggendo. Ho affrontato uno dei cambiamenti necessari a migliorare la mia vita e ne sono felice.
Era ora.
Davvero.
Perchè per tutto arriva un momento.
Invece l'ora di affrontare me stesso, le mie mancanza e i conti in sopseso con la mia anima è giunta infinite volte e io l'ho lasciata passare senza agire.
Per paura.
Spero che Dio, il Fato, o chi per Lui, continui a darmi possibilità e a fissarmi appuntamenti con quest'ora catartica affinchè il lato oscuro che impone al mio vivere ritmi di luce e tenebra si dissolva riuschiarato da una nuova forza.
N.B.
Purtroppo devo lasciare una comunicazione di servizio. L'appuntamento Letterario previsto per Domenica al LetteraCafè è saltato. Non per causa mia, nè per causa di Francesco Randazzo CON CUI MI SCUSO, ma poer motivi che non ho proprio capito. Al LettereCafè sono stati organizzato 2 eventi per quella stessa sera, solamente che, senza possibilità di replica, è stato eliminato il mio!]