27 GENNAIO1967
Quell’uomo ha il passo incerto
È vecchio o ferito
È solo un disadattato
Inciampa prega inciampa
Estraneo
Butta le mani per non picchiar la faccia
Le spine entrano
Il dolore dà consapevolezza
Silenzio
Parla il pazzo
Illuminato
Lacrima sangue
Un altro miracolo inutile
Per questo paese
Tutti i giorni
Egli dice
Tutti i giorni
Tutti i santi merdosi giorni
In questo paese di merda
Dal 1967
Che è l’anno della vertigine
Secondo i sacri testi
Mai decriptati
Luigi Tenco si ammazza
Tutti i giorni
Dal 1967
Tutti i giorni che satana sputa a terra
Luigi
Tenco
Si ammazza
Per gioco o per dolore vero
E tutti i giorni
Claudio Villa regna
Vomita in do di petto
Regna
Su un cumulo di merda
Per sempre
Nei secoli
Amen
Ogni giorno
In questo buco di culo
Di questa camera d’albergo
(Gli altri fuggono come topi)
Ogni giorno la stessa maledizione
Reiterata
Allo sfinimento
Luigi
Tenco
Si ammazza
E via così
Nei secoli
Ogni giorno
Luigi
Tenco
Si ammazza
E così via
Per sempre
Saverio Fattori (nato l'anno della vertigine)
Saturday, June 30, 2007
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6 comments:
molto bella
mitico saverio,
la poesia è proprio bella e particolare come le cose che scrivi!
vedrai che smanettando con il pannello di ocntrollo posterai sempre di + e sempre meglio!!!
welcame my brother
Leggere una poesia scritta da Saverio, nel ricordo di una chiacchiera in riva al
Po.
Sicuramente non si può pensare alla poetica comune e di massa.
Il Saverio non possiede la scrittura "normale", è il suo fascino irresistibile.
Lo vorrei più dentro, nella parola, senza ripetizione, senza un canone che comunque mantiene.
Mi spaventa il poeta Fattori, se scrive anche poesie sono sicura che segnerà un passaggio nel quale io già ci son dentro.
Vorrei invitarlo a scriverne ancora, di più, eliminando l'elenco emozionale rendendo parole veramente importanti.
Nella prosa già ha reso il nudo, nella poesia lo invito a spogliare e a prenetare.
Per quell amplesso compiuto che cresce.
Un abbraccio
Paola Castagna
la forma è strana, una cantilena pseudo-poetica, ma l'idea è buona, mi frullava in testa da tempo. Che il San Remo 1967 potesse
essere reso come punto di vertigine di questo paese di merda. Un grande innovatore non capito dalla "gente normale" (CIAO AMORE fu
trombato per prima dalla "giuria popolare" )cui tutti lecchiamo il culo )X paura di entrare in zona politicamente DESTRA. Con uno strabismo assurdo, in fabbrica da me "la gente normale" vota tutta compatta fascio.
Pasolini ci mise in guardia, L'UOMO MEDIO E' UN MOSTRO) Tenco che si
spara (per gioco o per dolore vero, non fa differenza) e un vecchio trombone
che trionfa CUOR AMOR IN DO DI CAZZO.
Dubito che questo abbia valore poetico -linguistico se non quello di aver evidenziato la forza metaforica spietata e reiterata all'infinito di quel San Remo.
Il festival delle interiora dice Agnelli.
Non ho velleità poetiche
anche se Saverio non ha velleità poetiche (che mi sembra un ottimo punto di partenza per diventare un buon poeta se ne avesse voglia), la poesia o cantilena a me è piaciuta moltissimo. Come mi sono sempre piaciute moltissimo tutte le cose che ho letto di Saverio, per quel poco che posso capirne: per la rabbia che c'è dentro, per la disperazione ostinata e senza oggetto, per l'irreversibilità del dolore, e per un fracco di altre cose che trasformerebbero questo commento in una lista della spesa, e non è il caso.
Una poesia, chiamamola così, di Saverio è una cosa inaspettata, non te l'aspetti e ti sorprende.
Non conosco bene la vicenda di Luigi Tenco, riesco solo a capire che la sua morte è un grido di allarme,che dal lontanto 1967 ci mette in guardia su quell'onda che ci sommerge ora, quello spettacolo che si prende tutto anche la realtà.
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