Tuesday, February 02, 2010

L'uomo scatola

L'anonimato come stato civile.

Uno scrittore, Kobo Abe, e il suo romanzo L'uomo scatola, raccontano la storia di un uomo che decide di passare la sua esistenza vagabondando in una scatola, con appositi fori per guardare con distacco e presunta libertà gli avvenimenti attorno a lui.

Il genere impreco perché sono precario conosce bene l'oggetto scatola, ne ha caricate a bizzeffe nella sua Saab, ne ha piegate e strappati altrettante per farle entrare nel bidone della raccolta differenziata, ci è affezionato, ci convive nei suoi mille traslochi, negli acquisti di mobili venduti a pezzi come fossero lego ma con in più delle viti sbagliate da inserire.

Scatole perchè lo spazio è piccolo, stanze, monolocali, bilocali se si è in coppia, e nella vita da vagabondo il soggetto precario ha accumulato oggettistica, libri, vestiti, coperte, lenzuola, una specie di moderna dote che si accumula in tempi lontani dai matrimoni tra ventenni appeni usciti dalla casa materna.

Scatole non solo di cartone, tutto ciò che si rivela contenitore, a prescindere dalla consistenza diventa prezioso e ricercato, dalle cassette robuste della frutta, a tavolini che fagocitano rimasugli inutili, contenitori che nascondono il disordine per dare una falsa parvenza di ordine. Scatole che si trasformano in comodini, portalampade, scatole nascoste sotto il letto o dietro gli armadi, salagadulamagicabula la scatola non c'è più, bibbidibobbidibù!

E quando le scatole sono troppe per quel buco di casa affittata in fretta e furia? Si cercano contenitori più grandi, come per esempio i garage, i box, organizzati come magazzini e condivisi tra più amici che depositano a turno il loro bagaglio di vita in attesa di una casa vera, dove poter far esplodere tutta la propria personalità. Una casa, quella a cui si pensa quando si passeggia per l'ikea, dove ci sono spazi per arredare, ordine rassicurante, libri in svedese negli scaffali, caraffe pronte sul tavolo per la colazione che richiamano un'abitudine antica, lontana dal caffè e sigaretta consumati la mattina sul cesso in netto ritardo. Poi però ti fanno notare che tutto è in vendita, dal pavimento su cui stai camminando al fiore finto nel vaso cinese, sono in vendita gli abbinamenti, pacchetti completi rigidi come i percorsi obbligati che ti portano dalle polpette svedesi agli scopini del cesso.

Una volta si aspettava capodanno per liberarsi delle cose vecchie, un' occasione ghiotta per lanciare direttamente dal balcone gli oggetti di troppo con un atto fortemente liberatorio.

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