Wednesday, February 03, 2010

Alla guida...

Ieri, a Tapani, ho sostenuto l'esame per la patente. Ho guidato come un anziano con le cataratte cronicizzate. Credo di aver passato l'esame grazie alla bontà dell'esaminatore [poco più anziano di me tra l'altro]. Mentre giudavo cercavo di rilassarmi e di lasciare andare l'intuizione, invocavo il potere dell'automatismo e confidavo in capacità potenziali sopite. Mentre guidavo mi chiedevo se la rigidità evidente con cui portavo la macchina fosse rappresentativa del modo di guidare la mia vita. Se le difficoltà nello svoltare a destra non fosse identica alla difficoltà di svolta nel mio quotidiano. Mentre dal sedile posteriore la voce dell'esaminatore mi indicava la strada, io mi chiedevo se per caso nel mio vivere non ci fosse una voce che mi suggerisse strade e manovre ed io mi rifiutassi di ascoltarla rischiando la peggiore delle bocciature: quella umana.
Poi l'esame è finito e mi sono ritrovato a qualche kilometro da casa, a piedi e con questa riflessione che mi ossessionava. Poi l'aereo, Roma e le sfide in attesa.

Oggi, a lavoro, ho ripreso il mio posto allo sportello da cui mancavo da più di un anno e mezzo. Inoltre da luglio dell'anno scorso mi ero dedicato solo al lavoro "intellettuale", perdendo il contatto con i poveri e sostendoli con altri progetti. Le cose non sono andate bene. Io non sono andato bene. Oggi il grande passo... indietro, ha detto qualcuno.
Da intellettuale a operaio... ancora.
Di nuovo.
Come sempre.

Ho cercato di non pensare a questa ipotesi. Il ritorno all'Help Center è stata anche una scelta mia. Ostinata. Dettata dall'argoglio.
Imposta da vari fallimenti, personali e non solo. Ma io ho evitato di pensarci. Fino ad oggi.

Fino a quando i poveri non mi sono caduti addosso con la loro disperazione, con le loro mani fredde, le loro suppliche, i loro denti storti, le loro solitudini, le loro dermatiti, i loro silenzi.

Fino ad oggi, quando un signore di 44 anni di oltre 100 kg con un tumore allo stomaco asportato 2 volte, senza lavoro, senza sostegno non ha cominciato a piangere. Vedevo i suoi occhi azzurri scomparire dietro le lacrime.

Mi vergogno, diceva.
Mi vergogno, singhiozzava.

Ho ripensasto a ieri. Alla guida, non della macchina, ma della mia vita. Al mio posto di guida nel mio quotidiano e ho sentito i muscoli sciogliersi, nonostante il cuore si fosse contratto per l'uomo che piangeva. Ho sentito il respiro seguire un ritmo regolare, nonostante anche io volessi piangere con l'uomo che piangeva. Ho sentito la mia voce che mi idicava quali strade prendere, dove svoltare, dove fermarsi.

Se operaio sociale dev'essere, operaio sociale sia.
Frizione, prima, acceleratore... con dolcezza, mi raccomando!

3 comments:

Anonymous said...

Giro... complimenti per la patente e complimenti anche per le tue scelte...
Io la vocina che mi guida non la sento... (credo di non averla sentita neanche quando fui esaminata, svoltavo dove volevo e non so come abbiano fatto a darmela lo stesso la patente) e dopo dieci anni di guida sono già al mio primo RINNOVO!!!
Tu continua a percorrere la tua strada senza partire in quarta e con determinazione... e se ti si dovesse scaricare la batteria (o bucare una ruota) ti verrò ad aiutare volentieri ;)))
L'importante è non far spegnere il motore!!!
graaaaaaaaaaaaaaaaaaaande!!!
flò

Unknown said...

sono curioso di sapere il significato che tu dai alla parola fallimento.

Simona (BO) said...

Giro...la patente....finalmente!!
Forse mi sono persa qualche pezzo...ma non importa....
Io ti ho sempre immaginato lì....al TUO lavoro...e sempre lì ti penserò...
Non ci sono fallimenti...per ripartire...si mette sempre in prima!!!
Un bacio grande