Saturday, October 18, 2008

riflessioni senza dimora

Le buone intenzioni spesso non bastano. Bisogna consisderare molte altre variabili e nonostante ciò non è detto che il risultato sia percepito da tutti come buono.

E' innegabile che un evento come quello de LA NOTTE DEI SENZA FISSA DIMORA sia soggetto, per le sue modalità, a critiche di ogni tipo.
Proprio perchè è ovvio una riflessione attenta anche all'VIII edizione è necessaria per comprendere il percorso da percorrere in futuro.

Non esporrò qui tutto ciò che penso. Non sarebbe utile e vi annoierei come faccio ogni volta che blatero senza freni. E poi certe cose devono rimanere private ed esplicarsi solo nelle azioni che una riflessione seria produce.

Gli anni passati abbiamo realizzato l'evento in Piazzale dei Partigiani. Una piazza desolata, davanti ad una stazione piccola. In quella desolazione metropolitana erano "nascosti" circa 300 afgani che ci hanno accolto sempre con gioia.
Quest'anno ci siamo spostati in una piazza studentesca, in un quartiere centrale, ricco di locali e arte. Qui al massimo una 20ina di senza tetto italiani si aggirano per la piazza racimolando alcool e droghe varie.
Detta così, un ignaro lettore, penserebbe che quest'anno ce la siamo presi comoda. Che il lavoro sporco l'abbiamo fatto gli anni addietro.
Ed invece le cose non sono così.
Una piazza desolata, triste, misera come piazzale dei partigiani si prestava ad un intima vicinanza disarmante con gli emarginati che lì trovavano riparo. 300 afgani in fuga dalla guerra e dalla miseria sono braccia calde su cui far riposare il nostro ego meglio di qualsiasi altra forma di assistenza. Afgani desiderosi di integrarsi. Afagni affamati di contatto e di sicurezza sono più facili da rallegrare con feste e canti.
Invece 20 senza fissa dimora italiani, abbandonati a casa loro dai sedicenti padroni di casa, immersi in una piazza piena di ragazzini bevuti sono Bruto che ti si rivolta contro.
Sembrava lo zoo della solidarietà.
Senza dimora che urlavano la vergogna di sentirsi sfruttati dalle nostre strumentalizzazioni. Passanti che ridevano del nostro teatro solidale.
Telecamere e giornalisti che simulavano pathos.
Confusione d'intenti tra alcuni volontari.
Insomma un bel calderone di emozioni e tensioni.
Ed io?
Io non lo so come mi sento.
Non lo so ancora.
Quella piazza, ieri sera, era la piazza ideale per sperimentare il nostro buonismo e la nostra bontà.
Il nostro orgoglio e la nostra umiltà.
La cartina tornasole giusta per poggiare i piedi per terra e scegliere se affondare o spiccare il volo.
La Notte Dei Senza Fissa Dimora è solo una tappa di un cammino lungo e articolato, fatto di errori, tentivi, difficoltà, ma anche di vittorie, gioie e risultati concreti.


Non ho dormito ieri notte, a differenza degli anni passati.

Non ho scritto, come le edizioni precedenti.
Ho svuotato la mente.
Ho lasciato che l'umidità e il freddo del pavimento soffiasserò via i pensieri. Uccidessero la ragione.
Ho chiuso gli occhi alle elaborazioni e ad altre contorsioni filosfiche prevedibili.
Ho lasciato che mi toccasse solo la poesia di una vita al fianco dell'emarginazione più vera e dove ho trovato un mio limite l'ho spolverato con le dita sporche dei ogni senza dimora incorntatro in questi lunghi e spinosi 30 anni.

3 comments:

Anonymous said...

L'hanno scorso non ho dormito, ho passato la nottata a chiacchierare allegramente, era la mia prima Notte e tutto era nuovo e divertente. Quest anno ho dormito. Mi sono imbozzolata nel sacco a pelo nascondendo la testa e il cervello. Sentivo le accuse di un senza dimora vicino a noi, la Notte, la festa della povertà. Mi sono vergognata e sentita molto ipocrita, è vero, credo che una riflessione sia necessaria. Però l'anno scorso non sono riuscita a scambiare più che un paio di parole di rito con un paio di afgani, quest anno ho discusso animatamente con alcuni senza dimora che non apprezzavano del tutto la serata e di questo sono contenta. In realtà io non so se l'abbiamo fatto bene o l'abbiamo fatto male, ma abbiamo creato un momento per parlare di loro ma soprattutto con loro. Erano pochi, erano italiani, erano pure un po' incazzati ma c'erano e avevano voglia di discutere, visto il clima e le premesse a me sembra già qualcosa, per lo meno c'è un punto di partenza no?

Anonymous said...

Dividerei la questione in quattro:
1)la notte dei senza fissa dimora; 2)La notte di coloro che vogliono impegnarsi, sperimentarsi, collaborare, condividere, capire, dedicarsi... per le persone SFD
3) Il mondo che osserva i SFD;
4)la notte dei problemi delle persone senza fissa dimora;

Mi sembra che il 17 sera si siano toccati i primi due o forse 3 di questi punti, forse non abbastanza il 4. Non entro nello specifico del punto 1 e 2 che immagino percepiate sufficientemente bene. Analizzando il 3, il mondo degli "altri" (parte di noi?) , resto convinto del fatto che la cultura che può diffondersi da una sera del genere è sicuramente utile, importante e significativa. Ma se si esaurisse in se stessa non servirebbe a gran ché. Vi faccio notare che il giorno prima della notte erano usciti diversi articoli sui giornali. Il giorno dopo ho trovato un unico trafiletto di 10 righe sul Corriere e basta (vi prego correggetemi !)
Attendo e mi auguro altre azioni (TC/Giornal/, etc) di approfondimento, ma quello che accade in genere è che in effetti l’interpretazione di molti dei nostri amici siano vere.
Non è tanto strumentalizzata la notte, quanto percepita come qualcosa di buono e importante ma che non mi appartiene gran ché. Giusto. Ognuno ha la sua vita. Non sia mai. Ma questo non può prescindere dall’analisi del punto 4. Se noi non partiamo dalla notte per poi andare a comprendere le modalità per risolvere le motivazioni per cui una persona sia in strada, allora tutto è vano e resta relegato, come diceva Girolamo, ad un esercizio per testare il nostro buonismo e sollecitare il nostro ego.

Per gli altri, invece, conoscendoli e vivendoci, so che sebbene il 18 fosse tutto passato, l’evento possa essere davvero “utilizzato” con il suo echo con la sua piccola rassegna con il suo piccolo e timido movimento tellurico che ha generato per dire… “Ebbene c’eri anche tu, ed allora adesso cosa fai?”
Si chiama leva. E’ su queste leve, su questi sfuggenti impegni che dobbiamo “inchiodare” chi altre leve è in grado di muovere.
Riascoltatevi l’intervento di Morrone, filtratelo, attualizzatelo ed incominciamo a studiare la prossima mossa!

Unknown said...

Da Carlo.
mi ha colpito la telefonata di una di voi la mattina del 18, subito dopo la Notte... nessun tono di trionfo o di soddisfazione. Invece ho colto la paura, forse anche il disgusto per lo "zoo sociale", l'atteggiamento disumano dei ragazzini bevuti che facevano foto come al safari. Ho pensato a come si deve sentire un senza dimora, la prima volta che viene riconosciuto come tale, se ha un minimo di coscienza ancora. Paura e disgusto per chi lo sta classificando nella categoria "animali da zoo".
Non so, forse vi è capitata quest'anno una forma di condivisione durissima ma unica, sentirvi dalla loro parte con la città indifferente contro.