In via Filippo Scolari 39, lo scorso 5 luglio, una congrega di manigoldi che preferiscono i readings alle partite a calcetto coi barattoli si sono riuniti sfidando tutte le incertezze delle relazioni umane per poter assistere alla pubblica lettura di brani di romanzi italiani dimenticati, in un’atmosfera stranamente tranquilla e rilassata che non aveva nulla in comune con le risse da saloon.
Il primo di questo ciclo di incontri è stato praticamente casuale, ha avuto luogo in Via della Marranella il 24 maggio ed è stato riservato a scrittori emergenti tra cui gli stessi lungimiranti organizzatori; il secondo in Piazza dei Condottieri, ed è stato dedicato alla poesia. Per il terzo appuntamento la compagna di cordata Anna Laura Longo ha messo a disposizione un suo spazio ad uso artistico, determinando una certa variazione nella ritualità di una manifestazione che finora si era svolta nelle case private di volontari sprezzanti del pericolo di vedere il proprio appartamento invaso da gente ossessionata dalla cultura. Ho detto manifestazione? Uhmmmm! Non va mica troppo bene; no, perché gli organizzatori, che sono peraltro in qualche modo legati all’Associazione Percezione Sociopatica – e questo la dice lunga – hanno fatto capire a chiare lettere (moderne) che il termine-concetto di “evento” gli sta sulle biglie e che quello di manifestazione va solo un pelino meglio. Per non incorrere nelle loro ire, dunque, sarà meglio parlare di incontri, in modo che sia chiaro che si tratta di meetings in cui gente non autoritaria, ironica e simpatica, è disposta anche a sedersi sul pavimento pur di stare insieme a creare un’atmosfera da bivacco intellettuale, con tanto di distribuzione di generi di conforto come torte, aranciate e roast-beef alla thailandese, se qualcuno è disposto a portarlo. Si tratta di un tentativo di portare la letteratura in contesti inusuali, d’accordo, ma è veramente terribile (?!) che la convivialità a volte sembri prendere il sopravvento?
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