Thursday, May 17, 2007

Quando finisce l'estate 2

[Ovviamente ho omesso apposta, per poterlo dire adesso, il fatto che la magnifica illustrazione che accompagna il mio racconto è di Antonio Bruno e la trovata come apertura del testo all'interno del libro. Vi dirò che quando Antonio mi ha mostrato l'originale dicendomi: Ecco questa è la tua storia!, rimasi esterefatto...
Pensai: Dev'essere una bella storia, allora!!!
Poi mi ricordai che era la mia e apprezzai lo sforzo di antonio che come il ritrattista da strada che vive di volti cerca sempre il lato migliore di una persona, non per filosofia, ma perchè altrimenti rischia, mostrando la verità, di non essere pagato!!!
Vi lascio alla seconda parte del racconto, spero vi piaccia!]


Il vecchio trans uscì dalla sua cabina con una smorfia sul viso che lo faceva sembrare un clown triste. Si diresse verso il gabbiotto della direzione e chiese che chiamassero subito un’ambulanza. Molto tempo dopo, con la sua incurabile malizia, racconterà che mentre gli stava facendo un servizietto coi fiocchi, il vecchio non gli va a morire di crepacuore? Almeno è morto felice! O se proprio felice non era, arrapato di sicuro. Quel giorno la vecchia sordomuta strinse forte i pugni a forma di corna, ma non li agitò. Lo lasciò lungo i fianchi. Il vecchio indi sorrise benevolo con la testa che gli faceva quello strano streaching: destra sinistra, destra sinistra …

Il secondo giorno fu un tantino diverso. Sul pullamann c’era un anomalo parlottare.

E chi è questa bella bambina, fece la vecchia seduta sul sedile di fronte. È la mia bella nipotina, rispose con inesauribile grinta la nonna. Ti piace il mare? Chiese la vecchia.

Mi piaceva, prima di esserci venuta con voi, avrebbe voluto rispondere la piccola, ma chinò solamente il capo in segno d’assenso. Timida, continuò la vecchia strizzando l’occhio alla nonna. Timida un cazzo, avrebbe aggiunto la giovine, ma non era il caso. Al lido, dopo l’appello, il parlottare non era cessato. C’era una certa agitazione fanciullesca tra i vecchi. Senza che le avesse chiesto nulla, la nonna le si avvicinò all’orecchio e le disse che una di loro era sposata con un indiano, un brahamino dicono, e stavano cercando di convincerlo a fare un po’ di yoga al gruppo in questi giorni. Così per animare le giornate. La bambina si guardò intorno e lo vide subito. Si chiese come mai non lo avesse notato prima. Aveva il tipico aspetto del guru: schiena eretta, mento alto, camminata pacata e sorriso alla monnalisa sempre stampato in faccia. E quel dondolare della testa stranissimo: destra sinistra, destra sinistra… come se non potesse fermarsi o il mondo sarebbe stato distrutto. Un gruppetto di anziani troppo bianchi gli parlava confusamente. Lui faceva sì con la testa, ma non sembrava ascoltarli veramente. In spiaggia, qualche ora dopo, arrivò l’allegra notizia: dal giorno dopo, ogni mattina, alle 9 avrebbero fatto una lezione di yoga. Ci fu un applauso di gioia.


La vecchia sordomuta agitava le mani al cielo come un’indemoniata, mentre un’anziana signora le sorrideva e diceva a tutti che la capiva, anche senza conoscere il linguaggio dei sordomuti. Vedete, adesso dice che il cielo è bellissimo, azzurro azzurro. La vecchia sordomuta rispondeva con le corna e la vecchia sorrideva.


In riva, sul bagnasciuga, l’unica ragazza del lido stava leggendo un libro per ragazzi di cui, da lì ad alcuni anni, non ricorderà più nè titolo nè trama. Il vecchio trans le si avvicinò guardando di sottecchi la nonna della ragazzina che spettegolava lontana con altre mummie della parrocchia. Che stai leggendo le chiese con quella voce distorta. Niente di speciale, rispose la piccola senza alzare gli occhi dal libro per timore che la nonna la sorprendesse a parlare con “la spudorata”.

Ma non te ne sei accorta?, continuò l’exuomo.

Di cosa, si accigliò la giovine tenendo sempre fisso lo sguardo sul libro.

Stai tranquilla, tua nonna è impegnata a raccontare i fatti di una vicina un po’ losca. Non si accorgerà che stiamo parlando.

La ragazza sospirò, appena. Chiuse il libro e chiese di cosa non mi sono accorta?

Di come ti guarda! E il trans rise nel suo modo sguaiato e teatrale. La ragazza si voltò verso la nonna per timore che la risata avesse attirato la sua attenzione, ma era troppo lontana e distratta.

Ti lancia certe occhiate!

Ma chi?

Come chi? Il bagnino!

Il bagnino?

Proprio lui! Si vede che sei ingenua, ma io certe cose le capisco subito. Non gli sei indifferente! Dovresti andare a conoscerlo, magari, chissà… potrebbe nascere qualcosa?

Qual… cosa?

Qualcosa! Una storia d’amore, un flirt, una botta e via, qualcosa!

La ragazza arrossì visibilmente. Guardò verso la nonna che si sarebbe sicuramente arrabbiata se avesse scorto il rossore sul suo viso. Ma era troppo presa dai pettegolezzi.

Non sei mai stata con un ragazzo, vero? Chiese l’exuomo.

Ho solo 14 anni!

Ebbé? Che significa? Il problema non è l’età, e in questo le amiche della ragazza erano una prova inconfutabile, il problema è se il sentimento c’è o meno? Se ti piace bene, altrimenti pazienza! E si alzò ridendo e tremolando col seno.

Il mare era piatto. Il libro era diventato, improvvisamente, ancora più noioso di prima. Il bagnino in riva fissava l’orizzonte immobile anche se in acqua non c’era alcun bagnante. Le onde gli lambivano i piedi. Il blu del mare era stupendo. La t-shirt rossa del bagnino sembrava la pupilla di un occhio gigante e alieno. Passò così il terzo giorno, contemplando sul bagnasciuga.


Tutti i vecchi, in file sparse, sotto il sole del primo mattino sembravano musulmani in adorazione del mare. In ginocchio davano leggeri colpi con la fronte alla sabbia. Il vecchio indi insisteva con quell’esercizio con un’austerità notevole. Il vecchio col bastone, proprio dietro l’uomodonna, fissava il prominente culo sghignazzando. La vecchia sordomuta quel giorno non avrebbe avuto di che lamentarsi: era a casa perché la sua accompagnatrice aveva da fare e non avrebbe potuto portarla al mare. Non vide così tutti quei vecchi con in fronte una pennellata di sabbia e sudore.

Forse quella storia dello yoga non era da sottovalutare. Grazie a quell’ora di ridicoli esercizi i vecchi rimanevano impegnati in massa e non avrebbero dato noia alla ragazzina. E mentre questa si dirigeva al mare per una sana nuotata in tranquillità scorse uno sguardo complice del trans che in ginocchio, in posizione di supplica, le strizzò l’occhio. Sicuramente era un invito a seguire i suoi consigli del giorno prima. La giovane ignorò il messaggio cifrato e si avvicinò alla riva. Saggiò l’acqua del primo lembo di un’onda pigra con un piede e rimase di ghiaccio.

Ma non per la temperatura. Il bagnino vicinissimo a lei la guardava sorridendo.

E tu non vai a fare yoga le chiese.

Yoga?

Gli esercizi che stanno facendo gli altri!

Ah! No! Preferisco farmi una nuotata.

Ben detto, brava! Sospetto che il vecchio indiano li stia prendendo in giro. Ho fatto yoga per un po’ e non ho mai visto esercizi del genere.

Lei ha fatto yoga? Balbettò la ragazza con il piede bagnato ricoperto da una calzetta di sabbia e l’altro asciutto.

Lei? Lei chi?

Lei!

Io sarei lei? Mi fai così vecchio? Guarda che ho appena 19 anni!

Ah!

Comunque non volevo disturbarti, stavi andando a farti una nuotata.
Ma lei non mi disturba, cioè tu non mi disturba, volevo dire disturbi, n – o – n mi disturbi. Sospirò esausta.

Ok, a dopo allora!

A dopo rispose la giovane e si tuffò in mare senza saggiarne la temperatura, come invece avrebbe fatto. L’acqua gelida la schiaffeggiò. Si sentiva bollente. Come se avesse la febbre. Come se avesse preso un’insolazione. Immaginò, sottacqua, lontana dalla vista della nonna del trans del bagnino del guru e degli altri vecchi, che l’acqua intorno a lei stesse evaporando per il calore che emanava del suo corpo. Riemerse inspirando tutta l’aria e il sole che poteva. Solo tre giorni e sarebbe tornata alla sua vita, alle sue estati e quest’assurda settimana sarebbe stata accantonata nel ricordo. Forse pure dimenticata. La nonna la chiamò e lei ritornò a riva. La lezione di yoga era finita, servivano altre distrazioni. Come per esempio raccontare qualche cagata alla nipotina.

E così fu. Mentre la nonna le raccontava degli esercizi, dovresti provare pure tu, lei le guardava i granelli di sabbia fra le rughe, ti divertiresti da impazzire, e notò che tutti avevano granelli di sabbia fra le pieghe del viso, stai sempre zitta e sola, e questo gli sembrò un presagio di morte, sei sempre cupa lo yoga ti farebbe bene, come se quella sabbiarappresentasseildegradodiqueicorpigiuntiallafine, io mi sento ringiovanita, come se quella sabbiarappresentasseillentosgretolarsidiognicosa di ogni vita, domani perché non ci fai un pensierino per la nonnina, anche della sua.

Qualcuno scorreggiò.

Ma i vecchi fecero finta di niente.


Il quarto giorno erano in ritardo, il conducente imprecava mentre cercava di mantenere un’andatura sostenuta senza sballottare troppo il carico di terza età indignata che aveva dietro. Quando scesero al lido ci fu un borbottio generale per la guida e il ritardo. La ragazzina scese per ultima come sempre. Si sentì osservata. Sulla spiaggia il bagnino stava sistemando le ultime sdraio. L’uomodonna gli zompettò subito incontro festosa, sbattendosene altamente dell’appello. E dell’età.


Il ritardo non impedì di fare, comunque, la lezione di yoga. Quel giorno il sole non estiveggiava come si sarebbe convenuto ad un sole mediterraneo. C’erano nuvole gelide in alto, ma nel complesso non si stava male, non faceva caldo, tutto qua. La nonnina, spalleggiata da altre tre anziane, tentava di allettare la nipotina a praticare lo yoga. Niente da fare, non le andava. L’indi dalla testa tremolante troneggiava davanti una schiera di determinato e blando vecchiume. Nei loro occhi c’era una serietà da atto finale. Credevano davvero nell’importanza di quelle poche lezioni. Prima di cominciare, il maestro, l’unico abbronzato del gruppo senza esposizione al sole si sfilò una collanina lunga lunga che teneva sotto il sari. Si rivolse alla ragazzina e le chiese di riporla nella sua borsa, sotto quell’ombrellone là. La giovincella si accorse che il bagnino la guardava, perché anche lei si era ritrovata a guardarlo, di sottecchi. Aprì la borsa del guru di parrocchia e posò la collana lunga lunga, e anche alquanto femminile, all’interno della sacca in paglia. Dentro c’era un libro molto grande: Il vero Metodo Pilates. Cose indiane, sicuramente. Richiuse la borsa e corse in acqua. L’impatto con l’acqua gelida le toglieva di dosso quel torpore senile che infestava la sua mente.

Osservò i vecchi fare yoga dal punto più lontano che riuscì a raggiungere nuotando. L’ondeggiare gl’imponeva una visione a scatti rendendo quei corpi di pergamena e fragilità ancora più grotteschi. Non vedeva il bagnino, per fortuna. Essendo l’unica in acqua avrebbe dovuto guardarla, anzi no, fissarla. Nuotò fino a stancarsi e si fece trovare sotto l’ombrellone prima che la lezione di yoga terminasse. Un vecchio, quello senza dentiera, poveretto, quello che Don Antonio stava aiutando e per il quale elemosinava di tutto, la invitò a giocare a bocce. La ragazza accettò di buon grado e decise, dentro di sè che avrebbe lasciato vincere il suo sdendato sfidante. A modo suo avrebbe perorato la causa di Don Antonio.

Ma quando il vecchio bocciofilo si stava per accingere a concludere la partita, dopo una fatica immensa fatta dalla ragazza per perderla, delle urla gli bloccarono la palla tra le dita nodose. Il vecchio, mancato vincitore dell’unica partita di bocce concessagli in quei giorni, voltò il capo verso la spiaggia con una lentezza irreale. La ragazza, invece, si tuffò in acqua con una prontezza di cui non seppe mai spiegare l’origine. Né capì mai perché non avesse cercato il bagnino piuttosto. Raggiunse la signora che vantava di comprendere la sordomuta proprio mentre stava bevendo l’ennesima sorsata di mare e paura. L’avvinghiò e tentò di trascinarla a riva, ma due mani le afferrarono entrambe per le ascelle tirandole su. La vecchia dal potere della comprensione delle lingue, anche di quelle non parlate, era stata disorientata da un’onda e, presa dal panico, aveva iniziato a bere acqua agitandosi senza soluzione. La ragazza l’aveva raggiunta e trascinata per due metri circa, ma arrivarono il vecchio col bastone e l’indi a tirarle su. Non erano poi così lontane dalla riva.

Dopo che l’anziana annegata si riprese sputando acqua salata e imprecazioni in un dialetto d’antico sud e la giovane baywacther comprese che sarebbe bastato raggiungere la donna camminando per poi trascinarla puntando i piedi, tutti, ma proprio tutti (si sa quanto attirino la folla incidenti del genere) si chiesero dove fosse finito il bagnino.

Lo trovarono in un angolo ai margini del loro compattissimo gruppo (che senza volerlo stava asfissiando la mancata annegata serrandola in un bozzolo di corpi decrepiti). Aveva due occhi così rossi e semichiusi che sembrava avesse dormito poco e male e si fosse appena svegliato. Chiese scusa, a voce bassa. Ero in bagno. E mentre la vecchia sordomuta gli faceva le corna, qualcuno disse mi sente Don Antonio stavolta, qualcun altro drogato, molti invece ruminarono solo borbottii incomprensibili.

A tavola la ragazza fu oggetto di discussione. Ma fu la nonnina a prendersi le lodi.

Ma che brava nipotina che hai.

Lo so, lo so.

Bella e brava, si vede che è stata educata bene.

Ovvio è mia nipote.

Brava è dir poco, anche coraggiosa, mica come quel rammollito che si spaccia per bagnino.

Ha preso tutto dalla nonna. Da giovane ero come lei: silenziosa, ma operativa. Quando ce n’era di bisogno.

(silenziosa un bel paio di palle, vecchi maledetti, masticava tormentata la ragazzina)

Il sangue è sangue.

(e il vomito è vomito, pensava ascoltando quel delirio da ospizio).

Il bagnino serviva ai tavoli con in volto un’espressione da castigato. Faceva quasi pena. Gli anziani, era evidente, lo ignoravano apposta. Anzi facevano, come al solito, ma quella volta di più del solito, commenti sui giovani e sulle loro inefficienze. Un anziano iniziò pure un dibattito sugli atti di vandalismo dei giovai d’oggi e prese ad esempio una frase intagliata sul legno del tavolo. E lo disse ad alta voce proprio mentre il bagnino gli portava il contorno di verdure.

Quando fu ora di sparecchiare la ragazzina diede una mano a portar via i piatti sporchi tra i complimenti delle vecchie per quell’ennesimo gesto di maturità. Si avvicinò al posto dove l’anziano aveva trovato la frase.


Il mio bacio era un melograno

profondo e aperto:

la tua bocca una rosa di carta.

G.L.


Chissà chi erano G. ed L. Chissà quando l’avevano scritta e perché.

Com’è un bacio come un melograno? Ma più di tutto: com’è un bacio? Di sicuro non avrebbe mai chiesto una consulenza a Samantha. Si voltò pensando queste cose, con il piatto sporco tra le mani e si ritrovò il bagnino davanti.

Anche tu ce l’hai con me?

Per cosa?
Non fare finta di niente.

Senti per me non è successo nulla. Peggio per te che dai ascolto a quello che dicono ‘sti vecchi.

Il ragazzo le prese il piatto dalle mani e le sorrise. Avvicinò la sua bocca all’orecchio di lei e le disse Grazie, piccolina. Poi le strizzò l’occhio e andò in cucina.

Quando tutte le vettovaglie furono portate via la giovane andò sotto l’ombrello, dove la nonna e la sua amica l’accolsero con ulteriori complimenti. Sorrise loro e si sdraiò a prendere il sole. Si sentiva stanca. Le dolevano le braccia di pesantezza e formicolio. Tentò di rilassarsi isolandosi dai rumori attorno a lei. Il bagnino le si avvicinò, lentamente, al viso. Era tutto bagnato e ansante. Aveva nuotato senza togliersi la t-shirt e adesso il rosso della maglia era più vivo che mai. Sembrava sangue in una busta lucida da trasfusione, come le sue labbra che si avvicinavano a quelle di lei e come i suoi occhi, rossi e alieni. Sentì la nonna che le sibilava nell’orecchio spudorata. Qualcuno rideva sguaiatamente. L’uomodonna, di sicuro.

Si svegliò di soprassalto. Sudata fino all’inverosimile. Si guardò attorno agitata. La nonna, sulla sdraio, sonnecchiava decorata da un rivolo di bava colante dalla bocca. La gola era arida e il respiro infuocato. Si toccò la fronte, calda e bagnata, e scostò i capelli appiccicati. Il cuore le batteva forte, perché in mezzo a quel sudore, in basso, tra le pieghe degli slip del costume … c’era qualcos’altro, di più bollente e bagnato.

[...continua qui e su IL PRIMO BACIO FA SCHIFO]

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