Thursday, February 11, 2010

mi osservo in frammenti sparsi sulle strade

Sono allo sportello di orientamento al disagio da una settimana. Gli amici, spesso, mi chiedono: ma che fate di preciso?
Orientiamo! Verso strutture per docce, mense, centri diurni, col, cir, etc. E cerchiamo posti letto per chi dorme per strada. Ma i posti sono 2 al giorno di media e le richieste 20 e oltre. Ho già lavorato allo sportello per più di un anno eppure non ricordavo quante ferite un solo turno potesse provocarmi. Troppe per riuscire, la sera, a prendere il tram senza barcollare. Quando stacco, alle 22, sembro un ubriaco in cerca di un cantuccio dove accasciarsi. Tornare a casa costa fatica. Non so se a voi capita, ma a me accade una cosa strana che frammenta la mia solidità. E' una cosa difficile da spiegare. Complessa. Ogni persona che accede allo sportello e mi si rivolge ha un pezzo di me, un pezzo di ciò che amo, di ciò che ho consciuto. E' come se tutti gli incontri della mia vita, tutte le persone che ho amato e amo siano sparpagliate in piccoli dettagli su ogni persona senza dimora. Una donna ha gli occhi di mia madre, un uomo il sorriso di mio padre, una mano è quella di mia nonna, un timbro di voce è mio nonno scomparso l'estate scorsa, una camminata è il mio amico d'infanzia. Ogni giorni perzzi di ciò che amo mi assaligono nascosti nelle persone che invocano il mio aiuto. Se mi giuardassi dall'esterno mi vedrei impassibile ad ascoltare le richieste, a rispondere professionale, ad eseguire il mio lavoro, ma da dentro l'immagine ossessiva martella sui miei pensieri. Il labbro di un amico, la ruga di una zia, la tristezza di un'amata, il colore dei capelli di un ricordo estivo, la stanchezza di un padre, il tremore di un brutto sogno... vedo pezzi di me, della mia vita incastonati su ognuno di loro e la sera quando cerco qualcosa a cui aggrapparmi per sopravvivere alla notte questi pezzi si staccano dai loro padroni e si ricompongono in forme surreali di disperazione. Allora respiro, mi siedo sul bordo del mio infinito e ascolto tutte le loro preghiere, in silenzio.
Questo è il mio lavoro.

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