Tuesday, November 03, 2009

La grande ammuffata!

Ricordo una di quelle feste post adolescenziali che si facevano in casa quando i genitori finalmente si prendevano un fine settimana di svago, in quell'occasione la mia casa fu invasa da gran parte della scena anarco metallaro, un parterre di capelli lunghi, sex pistols sempre verdi, prime evasioni psicotrope e spiegazioni meticolose sull'uso della batteria nei pezzi dei Caracass. Tra gli invitati il filarino di una mia amica, che poco aveva a che fare, esperto lui di bowling e discoteche del sabato pomeriggio. Arrivò per primo, prese posto sul divano e lì ci rimase immobile e impassibile fino a mattino, quando la festa si era conclusa con contusioni alcoliche.

Tuttora, a distanza di anni, se incontro qualche invitato a quella memorabile, almeno per me , festa, mi chiedono se il ragazzo sia ancora seduto su quel divano.


Forse sì, è ancora lì, con la sua muffa sulle spalle, ad aspettare tempi migliori.


La muffa cresce in ambienti umidi, non esposti al sole, non è mortale, la sua presenza può provocare allergie ma la sua utilità in campo biologico e alimentare è indubbia.


Sono arrivata a Torino da poco sapendo che novembre non assomiglia al maggio francese né tanto men all'ottobrata romana, godendo al pensiero però della colline chiazzata di colori, come una tavolozza autunnale gli alberi cambiano umore e tonalità, sento vivo il senso dell'autunno e dell'arrivo dell'inverno. Ahimè mal ricordavo l'effetto devastante delle giornate grigie e umide, quelle adatte alla coltivazione dei batteri da muffa, quelle giornate dalle nuvole così basse che pesano sulle palpebre degli abitanti, quelle giornate tipiche di cui parla mezza Italia quando gli si chiede che idea abbia di Torino. Certo, il cinema, i festival, i caffè alla francese, la pasticceria, la gentilezza sabauda, ogni tanto però mi viene ricordato che questa città, almeno climaticamente, riserva buie giornate e umori camaleontici. L'arrivo da Roma questa volta è stato repentino, un viaggio in auto in una notte, occhi sbarrati e tanto desiderio di arrivare. Salivo in auto guardando il Colosseo nella sua mitezza e sono scesa nel gelo davanti una statua equestre. Sono salita in auto in una città che regala spazi improvvisi, aperti, millenari, assolati e assoluti, e sono scesa in una città che improvvisamente mi sembrava piccola, quasi ridicola, con le sue piazze tutte simili, rigorosamente squadrate, pulite e stupidamente austere.


Quale migliore condizione per la coltivazione della muffa, quella che ci cresce addosso in un pomeriggio scuro e piovoso, freddo, sulle spallucce, quando il massimo del desiderio è rimanere arroccati sotto le prime trapunte, quella muffa che si insidia un po' dentro e blocca le nostre funzioni vitali per un semplice mal di testa o per qualche ora in meno di sonno, sembra quasi una irrefrenabile tentazione alla posizione orizzontale. Non a caso in Piemonte la muffa è rientrata a far parte del business del formaggio doc, ormai si cerca la muffa sui formaggi come i tartufi nei boschi, diventa un segnale prezioso dell'artigianalità e originalità del prodotto. Beh, inizio a capire il perché ne avremo da vendere di muffa da questa parti, la meteoropatia non è un vezzo ma una vera e propria malattia che blocca la vitalità torinese, che desertifica la città quando piove, che ci impigrisce anche negli slanci d'affetto.



E meno male che il re ha fatto fare i portici, per poter passeggiare per Torino anche quando le condizioni muffologiche non lo permettono, aveva capito quanto fosse importante scrollarsela di dosso con un po' di sano shopping!

1 comment:

Unknown said...

sempre bello, acuto e quasi pittorico nel dipingere situazioni e sensazioni.
brava!