Tuesday, November 17, 2009

Amore chimico! - S. Di Fonso

La cinematografia è zeppa di film in cui uno dei protagonisti si risveglia la mattina, dopo un addio al celibato a Las Vegas, e si ritrova sposato e dormiente accanto a una cavalla bronzea o più semplicemente alla sorella del suo amico. Occhio allampanato e la domanda “E io che ci faccio qui”?
Succede che in raptus notturni, dopo una festa o una serata con gli amici, si venga assaliti da una terribile voglia che diventa famelica alla visione nella notte della camionetta del porcaro o del lurido che eroga succulenti topo burger di fiume, conzati e conditi con metodi sopraffini al palato. Questa viene comunemente chiamata fame chimica, che attacca anche quelli rimasti a casa, che si svegliano sul divano con i titoli di coda che scorrono e hanno un solo e unico pensiero... Panino col tonno!
La fame chimica è un raptus. Si mangia spesso per gola e non per fame, il che rende felice l'ego dei cuochi, imbrigliati dal destino della loro opera d'arte, quella di essere mangiata.
Raptus notturni prendono anche il giovane popolo della notte di tanto in tanto, per cui un incontro nell'ennesimo locale, al buio, rende tutto meravigliosamente attraente, si manifesta addirittura la famosa iper ricettività notturna, quella che hanno i rapaci scornacchiati o gli sbandati sentimentali.
L'amore chimico ha questa forma e si sviluppa solo grazie ed esclusivamente ai quei disgraziati dei ferormoni, che impazziscono e che risulta difficile da gestire. Si infilano nel naso, vengono recepiti dall'organo vomeronasale e poi entrano in circolo, senza se e senza ma. Il desiderio del topo burger allo stesso modo si realizza nel desiderio di una persona, un fascino, una bellezza di una sera. Dopo lunghe argomentazioni con amici a cui ho sottoposto la delicata questione, ci si trovava d'accordo sulla durata dell'effetto, è quello che io chiamo Le 36 ore per la vita. Detta anche o la va' o la spacca. Perché poi tutto si ridimensiona, si ritorna nelle tane, si riprende la realtà, il lavoro, nostro marito o nostra moglie, i ritmi, che sono lontanissimi dalle ore che ci hanno preceduto.
Ognuno pensi a un dolce, una prelibatezza, una frittella di cui va goloso. Io penso al tiramisù. Mangiare tiramisù tutti i giorni, solo a dirlo mi si riempiono le papille gustative di acquolina. Poi il tiramisù, ahimè, dà una mazzata al fegato e ai quei pochi neuroni che chiedono leggerezza per correre, la budra cresce inesorabile e la parcella alla palestra è da mettere in conto. Da piccoli ci dicevano “devi mangiare un poco di tutto”. Vale anche per il topo burger, se mangiato ogni notte può fare crescere le branchie.

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