Presso una università di Torino c'è un parcheggio a pagamento, dove professori e qualche studente lasciano la loro auto per l'orario delle lezioni. Mi chiedevo se i responsabili del parcheggio facciano dei voucher anche per gli studenti che negli anni si parcheggiano all'università.
Proiettati fuori dal liceo l'università appare come un ambiente flessibile, nuovo, zeppo di baldi giovani, dove i professori non ti conoscono e parlano a una folla indistinta. E poi l'aula magna, grande, contenitiva dove per la prima e unica volta ho avuto questa immensa visione, trecento persone rivolte allo schermo che guardano la corazzata potmenik.
Ragazzi e ragazze sbarcate in una nuova città, in una regione che parla un'inflessione diversa, alla ricerca di camere, letti, stanze condivise con sconosciuti o con l'amichetta del cuore che ti ha seguito, tutti alla ricerca di occasioni, conoscenze, orientamento e toponomastica della notte.
La settimana universitaria iniziava scoppiettante, il lunedì brulicava di studenti che sbandavano tra aule, orari e professori invisibili, cessi introvabili ma buoni per limonare con vecchie e nuove fiamme, libri di terza mano. Il martedì era ancora forte l'impegno di seguire i corsi, magari si era dato appuntamento con nuovi compagni di seggiola, e mano mano si scoprivano i luoghi di incontro della pausa pranzo. Fatidici questi, perché spesso una volta entrati in piole di perdizione si rimaneva arrancanti al tavolaccio di legno, gonfi di panini e birre che oscuravano le menti più lucide e promettenti. Non aiutava certo il ritorno in salita, avremmo avuto bisogno di una magica funivia che ci portasse sani e sereni a lezione, ogni tanto fantasticavo, l'università avrebbe dovuto fornire anche gli studenti di apposite brandine, come all'asilo, una stanza, magari un aula magna in disuso, piena di brandine residue militari dove pennicare dopo eccessivi pranzi ammorbanti.
Il mercoledì c'era aria di week end, il pienone prima dell'abbandono, alcuni appositamente avevano programmato i corsi nei primi tre giorni della settimana per poter lavorare il week end, altri sentivano il bisogno di riposare per affrontare il fine settimana, chi sbandierava case in montagna, chi semplicemente si univa alla massa e viveva il mercoledì da leoni.
Il giovedì e il venerdì frequentavano le lezioni quelli che avresti incontrato alla sessione di laurea, quelli che avrebbero raggiunto un mestiere simile al tuo e probabilmente rincontrerai sui luoghi di lavoro.
Dei tanti studenti che si perdono alcuni sono probabilmente stati sconvolti dalla vita da fuorisede, raggiungendo una libertà mentale che il loro paesino di provincia opprimeva, si trovavano liberi di esprimere e frequentare, il cane e due piercing e via on the road, richiamati dalla loro famiglia di origine tanti hanno fatto perdere le tracce di sé durante un interail.
Altri si sono persi durante il progetto Erasmus, lasciando alle spalle fidanzati appiccicosi e petulanti, famiglie apprensive, andando incontro al mondo estero, spesso arricchito di calimocho e bottiglioni, divise fricchettone, viaggi assortiti per l'Europa e amori esotici.
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