[il fratello che non ho avuto e che ho trovato; e da cui ho moltissimo da imparare: SILVIO BERLINGIERI]
Negli snodi della rete ti cerco
come carne nella tonnara
dibattersi senza una speranza,
col mio uncino serrato nella mano
coi muscoli caldi e la mente attenta,
pronto al colpo.
Rimango in attesa mentre il sudore
mi solletica le ciglia e le nari,
mentre stringo forte il pugno
e sento l’odore del sangue.
Il ferro, soprattutto, ed il sale.
È la tua anima insanguinata che cerco
quell’anima con le mie stesse ferite
che tracimano ancora
benché cucite,
come s’essa fosse racchiusa
in una sorta di steganografia
all’interno di una immagine in jpg
e decrittarla fosse solo questione di tempo
potenza di calcolo,
memoria,
memoria.
Proprio lì,
soprattutto nella memoria,
cerco.
Come se cercare
volesse dire ritrovare,
come se il non averti
implicasse l’averti perduta.
E’ di questo che ho bisogno
di un nuovo già noto
come se il desiderio
fosse un vomere animale
che per creare terra nuova
dovesse prima squarciare quella vecchia
ripresentando la stessa terra
che la terra stessa aveva dimenticato.
E forse è per questo che ti cerco
perché sei una parte di me
una parte che non posso non avere mai avuto.
Dovevi esserci nelle brecce nella mia carne,
dovevi sentire le urla strozzate della mia vita.
Ed il battito del mio cuore
che sembra il digrignare
di mille hard disk a 50 celsius
che masticano se stessi
senza sapersi digerire
per restituire il risultato
che qualcun altro divorerà:
la radice di un equazione,
un equilibrio di un’equivalenza,
una simmetria nella forma.
O forse il contrario.
E mentre leggo
uno ad uno i risultati della query
rimango sorpreso
dal mio volto riflesso nell’lcd.
Il suo sguardo attento rimasto pietrificato
dalla realizzazione del contingente
si distrae.
Intuisco il fascino che aveva prima.
Mollo il mio uncino,
la mia concentrazione rotta
e volto le spalle
a tutti quei tonni
che si feriscono da soli.
Mentre le formiche del parco
si arrampicano lente
sul retro del mio collo
un’altra domanda
si affaccia nel periocon
dei miei pensieri:
“Chi stavo cercando?”
come carne nella tonnara
dibattersi senza una speranza,
col mio uncino serrato nella mano
coi muscoli caldi e la mente attenta,
pronto al colpo.
Rimango in attesa mentre il sudore
mi solletica le ciglia e le nari,
mentre stringo forte il pugno
e sento l’odore del sangue.
Il ferro, soprattutto, ed il sale.
È la tua anima insanguinata che cerco
quell’anima con le mie stesse ferite
che tracimano ancora
benché cucite,
come s’essa fosse racchiusa
in una sorta di steganografia
all’interno di una immagine in jpg
e decrittarla fosse solo questione di tempo
potenza di calcolo,
memoria,
memoria.
Proprio lì,
soprattutto nella memoria,
cerco.
Come se cercare
volesse dire ritrovare,
come se il non averti
implicasse l’averti perduta.
E’ di questo che ho bisogno
di un nuovo già noto
come se il desiderio
fosse un vomere animale
che per creare terra nuova
dovesse prima squarciare quella vecchia
ripresentando la stessa terra
che la terra stessa aveva dimenticato.
E forse è per questo che ti cerco
perché sei una parte di me
una parte che non posso non avere mai avuto.
Dovevi esserci nelle brecce nella mia carne,
dovevi sentire le urla strozzate della mia vita.
Ed il battito del mio cuore
che sembra il digrignare
di mille hard disk a 50 celsius
che masticano se stessi
senza sapersi digerire
per restituire il risultato
che qualcun altro divorerà:
la radice di un equazione,
un equilibrio di un’equivalenza,
una simmetria nella forma.
O forse il contrario.
E mentre leggo
uno ad uno i risultati della query
rimango sorpreso
dal mio volto riflesso nell’lcd.
Il suo sguardo attento rimasto pietrificato
dalla realizzazione del contingente
si distrae.
Intuisco il fascino che aveva prima.
Mollo il mio uncino,
la mia concentrazione rotta
e volto le spalle
a tutti quei tonni
che si feriscono da soli.
Mentre le formiche del parco
si arrampicano lente
sul retro del mio collo
un’altra domanda
si affaccia nel periocon
dei miei pensieri:
“Chi stavo cercando?”
2 comments:
complimenti.
Appassionante!
semplicemente stupenda!
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