Friday, December 26, 2008

veglia di natale - con i miei migliori auguri

E' fisso. Un appuntamento fisso. Ogni anno non perde mai l'occasione. Non che ci pensi per 364 giorni, per carità. Anzi a dirla tutta non gliene frega una cazzo, ma quando arriva il momento...
mmm
non ne può fare a meno.
Il processo si avvia in modo automatico non appena si butta in doccia per prepararsi. Ogni anno. Tutti gli anni.
Non sa bene quando ebbe inizio la cosa. Forse se si concentra riesce a trovare un ricordo da cui dare il via alla lunga serei di veglie fituse [così le chiama] che si diverte a vivere, ma non gli serve un inizio. Gli serve continuare.
E' troppo divertente.
Di solito la cosa più bella di situazioni come questa è la possibilità di condividere la marachella con qualcuno, con un amico. Ma non è questo il caso. E' una cosa privata. Personale. Come disse il prete quella volta durante l'omelia?
Ognuno ha il suo personale Natale!
Ecco il suo era di sicuro il più originale.
E poi parliamoci chiaro: è o no una grande festa? E che cazzo?
Quindi ridiamo. Ridiamoci.
Visto che è un motivo di gioia sto minchia di Natale, lui festeggia [e se la ride] a modo suo.

Tutti gli anni non perde la veglia del 24.
Manco se l'ammazzano ci rinuncia.
E' sicuro al 100% che un tempo ci andava con quel fervore cristiano che se avesse contiuato ad alimentare qualche altro decennio ci sarebbe pure scappato un miracolo. Sicuro come la morte!
Ma poi le cose sono cambiate, lui è cambiato e invece di mollare con la tradizione ha preferito ravvivarla un po'!

Così ogni anno si fa in quattro per arrivare 5 minuti dopo l'inizio della santa messa. quando tutti, i fedelissimi, sono già dentro.
Arriva sereno come un budda metropolitano, col sorriso angelico che tanto amano i credenti della sua parrocchia e scruta la platea alla ricerca della sua vittima.
Non sceglie un posto a caso. Non più. Da quando è iniziato il gioco deve calcolare tutte le variabili che lui solo conosce prima di accomodarsi e gustarsi la santissima veglia natalizia.
Non si possono più affrontare 2 ore di santissima solennissima messa senza aver calcolato tutte le variabili che solo lui conosce.
E così lascia che il suo scanner interiore esamini le spalle dei credenti, i profili dei cristiani, le posture dei parrocchiani.
Li osserva senza perdere l'aria santa dei suoi occhi. Quella sono la difesa migliore quando avrà scelto le vittime.
E così una volta individuato il suo posto lui si avvicina con fare pacato, con un mezzo sorriso alla monnalisa e va ad accomodarsi.
Sorride, lui.
Sorride a chi gli sta vicino. Se può cerca sempre di mettersi in mezzo alla panchina. Così c'è più gusto. Così ne coinvolge di più.
E a quel punto comincia a pregare. Segue la messa con devozione, profonda devozione. Conosce tutti i canti e le risposte. Tutte i gesti e i momenti. Ogni cosa della messa per lui è naturale. Per lui e per gli altri. E' un film che tutti conoscono ed è impossible che qualcosa vada storto e niente, niente andrà come non deve... tranne...
Tranne quando arriva il momento dell'effusione dello spirito, prima dell'eucarestia e il prete impone le mani sull'ostia e sul vino e l'asseblea, quella bella accozzaglia di parrocchiani che lui conosce da quando?
15?
20 anni?
Insomma in quel momento lui non s'inchina. No, abbassa solo il capo. Lui fa di un suo problema una bella virtù.
Perchè lui, quel ragazzo col sorriso angelico, quel tipino profumato che veste maglioncino e camicia alla Beverly hills e sorride timido timido a tutti, beh, lui, soffre di areofagia e in quel momento, quando tutti sono inchinati, lui gli sgancia una bella scorreggia loffia loffia che teneva dentro l'incubatore marcio che è il suo stomaco dall'inizio della messa.
fffffffffffffff
Lui è l'unico a sentire il sibilo purulunto che soffia tra le pieghe dei suoi pantaloni.
fffffffffffffff
E in quel momento si concentra ancora di più.
Oh signore non son degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato.
ffffffffffffff
Quando i vicini si sollevano sulle ginocchia lui rimane ancora con la testa china pronto a fare il vago.
Il feto delle sue corruzioni intestinali si diffonde più dell'incenso della chiesa.
ffffffffffffff
Che goduria.
Che liberazione..
Al suo fianco la gente deglutisce scandalizzata.
Si guarda intorno, ma senza voltarsi, muovendo solo gli occhi. Qualcuno accenna un verso di disgusto e non si capacita.
Siamo in chiesa. Ma chi sarà stato. Che schifo. Mamma mia, ma cos'avranno mai mangiato. Sarà stato qualche vecchio rincoglionito. Si mangiano l'impossibilie e poi vengono a cacare qui. Porca puttana che fetu!
Gli sembra di sentire i loro pensieri. A volte la puzza è tale che fa schifo pure a lui. Dovreste vedere come si schifa, si guarda intorno solidale con gli aggrediti.
Mai una volta che qualcuno avesse sospettato di lui, della sua faccina d'angelo. Mai.
Anzi. Forse lo scartano subito e accusano o quello davanti o quello a lato.
E così anche quest'anno è entrato 5 minuti dopo l'inizio. Si è seduto tra una signora anziana truccatissima in pelliccia che profumava di chimico e un signore giovane che dimostrava il doppio degli anni con un bambino superpestifero in braccio.
Sì mise lì, compiaciuto e la sganciò con tutta la soddisfazione del mondo.
La gioia più grande fu a messa terminata.
Si avviò all'uscita, ma il prete lo raggiunse e lo fermò.
Devo dirti una cosa.
Mi dica padre.
Senti, ma ti andrebbe, l'anno prossimo di farmi da ministrante?
Il cherichetto? Io?
Sì, dai, come quando eri piccolo. Ti vedo sempre solo e in disparte, fammi compagnia, lì sull'altare! E lo indicò con la mano.
Lui fissò il posto su cui si sarebbe dovuto sedere, alla destra del prete e sorrise.
Perchè no! Accetto!
Lo sapevo, non te ne pentirai!
Ne sono sicuro, padre e neanche lei, se ne pentirà!
Ci vediamo l'anno prossimo e Buon Natale.
E se ne andò dandosi una grattatina leggera tra le chiappe mentre il prete gli rispondeva
Buon Natale a te, figliolo!

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