Gongolavo tra me e me e il mio avatar,
ma non connettevo senza una connessione,
perciò a bordo dell’autochiocciola Smart_ies
a zeppe intersecanti
con gli spoiler a palpebrone, interni di paraffina
e ribaltasedili catodici a trucioli,
preferii captare via satellite gli sbadigli
della mia girlfriend-navigatore
anche se era accanto a me
e auscultava l’I-pod_ologo
che di straforo l’amava col browser.
D’accordo con il riconoscimento vocale
modificato in un call-center di E-bay,
telecomandai lo squillo del mio walkman
e ottenni, in quanto sordido blogger,
la chiamata di una lei wireless
con interferenza Skype
- un effetto Larsen dovuto a Sky -
cosikkè anche la voce del clone DviX
di Sara, l’amante amara (!),
si sovrappose al livello della vera Sara,
che, come un file, mi rinominava
“onanista da notebook impallato”
e s’ingelosiva secondo il programma
della lavatrice masterizzata.
“Prevedibili tutt’e due”, dissi,
mentre downloadavo il carico d’insulti
e, tirando giù il finestrino dell’hard disk,
preferivo un add live in chat confidenziale
che intercettai tra uno scanner staminale
ed una fotocamera a ciambellone.
Ma era virtuale il parapiglia auricolare:
Anche se smanettava SMS a tutte le web-cam,
io ero tutto per le airbag della Apple di Sara
“Mele presti?” chiese la TV, stampando una fanfara.
Marco Settembre
Il7
No comments:
Post a Comment