Thursday, July 10, 2008

.: marilena renda traduce elisabeth bishop :.

Lettera a NY

Nella prossima lettera spero mi dirai

dov’è che vai e cosa stai facendo;

quali spettacoli vedi, e dopo gli spettacoli

quali altri piaceri vai cercando:

prendendo taxi nel cuore della notte,

correndo come se sfuggissi la morte

mentre la strada gira intorno al parco

e il tassametro ti fissa come un gufo

e gli alberi sono così verdi e strani

soli, fermi in grotte nere e grandi

e all’improvviso sei in un altro posto

dove tutto sembra succedere a ondate,

e non capisci quasi tutte le battute

come parolacce cancellate alla lavagna,

e le canzoni sono chiassose ma indistinte

e si sta facendo sempre più tardi,

e uscendo dalla casa di arenaria

verso il marciapiede grigio, la strada bagnata,

un lato dei palazzi si solleva con il sole

come un campo sfavillante di frumento.

- Mia cara, frumento, non avena. Ho paura

se non è avena ciò che stai seminando,

e comunque vorrei sapere soltanto

cosa stai facendo e dov’è che stai andando.

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Da scrivere a calce sullo specchio

Non vivo che qui, tra i tuoi occhi e te,

ma vivo nel tuo mondo. Che altro c’è?

Non riscuoto gli interessi – perlomeno ciò che posso;

non sono mica la tizia che ti ha messo gli occhi addosso.

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