Wednesday, June 11, 2008

Il mio posto

Lavoro nel sociale.
Da aprile non sto più in trincea, come negli ultimi 7 anni. Mi occupo di un laboratorio di scrittura per senza dimora e della rivista SHAKER su cui scrivono emarginati e addetti ai lavori. Non è stato facile accettare questo nuovo lavoro. Per niente facile. Per vari motivi. E' un lavoro figo, per fighi, forse. E' un lavoro fatto di equilibri, vertici, organizzazione, diplomazia, concetto, alleanze...
e' un lavoro da dietro le quinte. Una delle cose dette per convicermi è stata questa: è un modo diverso di aiutare i poveri.
Questa frase non mi ha mai convinto. E' ovvio che lo spettro dell'AIUTARE sia vastissimo e fatto di una miriade di variabili. Troppo ovvio. Ma ognuno, su questo spettro, deve trovare la propria posizione, il proprio posto.
Perchè questa premessa?
Oggi in ufficio è venuta una signora.
60 anni.
Romena.
Una cicatrice sul labbro glielo deforma tanto da farla apparire bella. Ha gli occhi buoni.
Ha il marito a letto, in romania, con un problema alla schiena.
E' in Italia per lavorare e trovare i soldi per operarlo.
La loro casa, in romania, dove il povero marito è a letto malato, è stata distrutta da un alluvione.
Ovviamente lei non trova lavoro: anziana, deturpata, straniera.
Che centra tutto questo?
C'entra, eccome.
Stavo lavorando a SHAKER quando i colleghi mi chiamano. Io parlo 2 parole di romeno.
Fai 2 chiacchiere con sta signora. Ok.
E così risento scorrere nel sangue quell'atavica energia della condivisione. Sento l'importanza dell'essere presenti con il corpo e con lo spirito nel diaologo con l'altro. Sento nelle viscere la forza dell'esere umani e dell'essere vicini.
Io per quella signora non potrò fare nulla.
Mi devo occupare di altro.
E se anche mi fossi occupato di lei sono troppo incapace per risolvere anche solo uno dei suoi mille problemi.
Però, quando l'ho salutata... e sono tornato alla mia scrivania ho osservato la pelle d'oca sul mio braccio sinistro.
E lì ho trovato la mia posizione sullo spettro...

2 comments:

Anonymous said...

ed io, ti stimo per questo. perchè ti ho visto farlo almeno una ventina di volte e in tutte...avvertivo quel vuoto che NOI ci portiamo dentro, difficile da colmare. Peccato non essere stato abbastanza forte da resistere. Peccato non essere abbastanza forte da non fuggire, a gambe levate, alla prima difficoltà.
Per Darwin sarei già morto, ma non aveva preso in considerazione l'arte e i suoi benefici. Io quella trincea l'ho vista e da disertore dico: lascio il sociale a chi possiede mani tanto grandi da permettergli di afferrare il mondo e scuoterlo (e sono pochi tra quelli che ci lavorano). Io, mi limiterò a trafiggerlo con un pennino unto.
Grande giro!
:)

Anonymous said...

è un po' come chiedersi che posto si vuole avere nello spettro della vita. per rispondere bisogna imparare ad osservare il gioco che è davanti

è un gioco di forze, le forze interne ti muovono verso il tuo destino