Friday, June 20, 2008

darci un taglio


Taglio i capelli
perchè sono l'ultima cosa
che vorrei tagliare.


Di sicuro non la prima che dovrei.


In questo modo
mi consolo
che tra tutto il barocco
della mia esistenza

io abbia trovato
un coraggio
per dare un taglio
non a ciò che mi fa male
ma a ciò che almeno
è superfuo.

Nonostante lo ami.

6 comments:

Anonymous said...

no! e io da dove ti prendo adesso?!

il Cavaliere Inesistente said...

Questa si che è una sorpresa!
E ora come ti sentirai?
Debole come sansone?
Oppure illuminato come un bonzo?
O come Girolamo che sperimenta qualcosa di nuovo?

and said...

nooooooooooooooo.

Anonymous said...

pensavo, giusto per. pensavo che - uno, due tre...e basta - definire superflua una cosa che ami oltre che un ossimoro mi sembra una discreta bestemmia...
alice

girolamo grammatico said...

la vita è fatta di molte cose, a volte bastano le nostre scelte e volte sono i fattori contingenti a decidere per noi, poi, la fetta grossa, è la combinazione di questi 2 fattori... che muovono il vivere come il fumo di un gigantesco falò in una giornata di vento e pioggia!

grazie alice,
passa quando vuoi!

Anonymous said...

Ma che sarà di noi?
Che sarà della neve, del giardino,
che sarà del libero arbitrio e del destino
e di chi ha perso nella neve il cammino
(e la neve saliva saliva - e lei moriva)?
E che si dice là nella vita?
E che messaggi ha la fonte di messaggi?
Ed esiste la fonte, o non sono
che io-tu-questi-quaggiù
questi cloffete clocchete ch ch
più che incomunicante scomunicato tutti scomunicati?
Eppure negli alti livelli
sopra il coma e il semicoma e il limine
si brusisce e si ronza e si cicala-ciàcola
- ancora - per una minima e semiminima
biscroma semibiscroma nanobiscroma
cose e cosine
scienze lingue e profezie
cronaca bianca nera azzurra
di stimoli anime e dèi,
libido e cupìdo e la loro
prestidigitazione finissima;
è così, scoiattoli afrori e fiordineve in frescura
e "acqua che devia
si dispera si scioglie s'allontana"
oltre il grande magazzino ai piedi della selva
dove i bambucci piluccano zizzole...
E le falci e le mezzelune e i martelli
e le croci e i designs-disegni
e la nube filata di zucchero che alla psiche ne vie?
E la tradizione tramanda tramanda fa passamano?
E l'avanguardia ha trovato, ha trovato?
E dove il fru-fruire dei fruitori
nel truogolo nel buio bugliolo nel disincanto,
dove, invece, l'entusiasmo l'empireirsi l'incanto?
Che si dice lassù nella vita,
là da quelle parti là in parte;
che si cova si sbuccia si spampana
in quel poco in quel fioco
dentro la nocciolina dentro la mandorletta?
E i mille dentini che la minano?
E il pino. E i pini-ini-ini per profili
e profili mai scissi mai cuciti
ini-ini a fianco davanti
dietro l'eterno l'esterno l'interno (il paesaggio)
dietro davanti da tutti i lati,
i pini come stanno, stanno bene?

Detto alla neve: "Non mi abbandonerai mai, vero?"

E una pinzetta, ora, una graffetta.


Andrea Zanzotto (altra strana creatura) e Alice (che ripassa)