ho osservato questa persona non so per quanti minuti..provando ad immaginare a cosa stesse pensando..cosa stesse cercando di guardare piu' da vicino attraverso quelle lenti...
la terra che ha di fronte dista pochi chilometri dalla sua..geograficamente e visivamente...
dal vivo sembra quasi un fiume..e invece è un mare a bagnare le due terre.i due continenti..
a prescindere dai condizionamenti mentali delle 'cose che già si sanno', mi ha un po' sconvolta trovarmi di fronte allo scenario che moltissimi migranti hanno avuto e continuano ad avere davanti a loro, prima di intraprendere le loro personali 'avventure'.
l'ideale di un'europa prospero-mondo-di-lavoro si coltiva facilmente anche solo guardando la discarica che sta ai piedi di quest'uomo, accanto alle gru, qui non si vede..un'europa che è baciata dal sole all'ora di punta, che pare tanto invitante e vicina che 'quasi quasi potrebbe diventare lo scopo di tutta una vita riuscire ad arrivarci' o 'ci vado ora che sono giovane, così mando i soldi alla famiglia, anche se rischio la vita'...
procedendo a ritroso dall'alta kasbah di Tangeri, da cui ho scattato questa foto, si scende per la medina..e tutto pare tanto accogliente..stradine colorate, pulite, dall'apparenza labirintica, tutti sono disposti a darti indicazioni e soluzioni..fino ad arrivare al suq, anch'esso perfettamente concepito per uso e consumo del ricco e abbronzatissimo turista!
perchè il ricco e abbronzatissimo turista glielo concede volentieri il dirham (meno di 10 centesimo di euro) al bambino marocchino di sei anni così-non-rompe-più-ed-è-contento, perchè così-ho-la-coscienza-a-posto...ma il bambino a quell'età deve andare a scuola, non deve imparare che chiedere soldi puo' essere un mestiere..il dirham cosa vuoi che gli faccia?
il dirham non gliel'ho voluto dare. e infatti non-ho-la-coscienza-a-posto, ancora adesso ho i rimorsi. ma ho capito che mi sono pentita non per essere venuta meno a una richiesta di pochi centesimi, ma perchè non mi sono fatta raccontare niente della sua vita, non ho avuto modo di dialogare con quel bambino, presa com'ero dal mio dire 'no'.. non gli ho chiesto come si chiamava.
6 comments:
grazie
Ciao caro Girolamo, ti abbraccio forte e grazie per quello che mi sai trasmettere.
Un abbraccione grande.
davvero intenso
mi piace soprattutto la sincerità dell'ultima parte
:)
alle volte non ci si può far carico del dolore della gente, e ciò porta altro dolore.
Forse il dolore più grande è non riuscire a provare il dolore degil altri...
bello 'sto pezzo :)
...o arrivare a sentirlo e avere la consapevolezza che a volte si può fare davvero poco.
quel 'no' coscienzioso e ragionato non sarà mai arrivato a quel bambino con la tua intenzionalità, ma solo come un gesto che lo ha privato di qualcosa che voleva. sapere il suo nome non avrebbe modificato il tuo gesto ai suoi occhi, ti scrivo questo, per sollevarti da questo 'sentirti in colpa' che spero svanisca presto.
a volte è indispensabile razionalizzare.
:),i.
è col tuo semplice essere lì che stai facendo un piccolo qualcosa affinchè tu un giorno possa ascoltare la storia di quel bambino..perchè ora già la "senti".
e che tu ti stia facendo queste domande,è oltremodo il modo migliore per capire chi sei,e chi siamo.
per sempre di te orgogliosa,
fra
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