Monday, May 28, 2007

Annunciazione in metropolitana



ANNUNCIAZIONE IN METROPOLITANA

di Chiara Cretella,

Fazi Editore, prima edizione Gennaio 2007

euro 14.50





E’ un romanzo struggente e tragico, fuori dal tempo, che non si ritrova in questo periodo storico di plastica e rifiuti inorganici, laterale ad ogni contemporaneità, che non utilizza la misera cronaca per i suoi disegni. Ricompone l’organico, ricrea una poetica parallela, una nicchia di luoghi che sembrano non appartenerci più, ma che furono nostri. E torneranno ad esserlo. Lo scritto accarezza la morte e la sua rappresentazione, ce la consegna come amica fedele, mentre ogni messaggio esterno oggi tende a negarla, a vilipenderla, a mascherarla. A VIOLENTARNE l’essenza. Non ce ne occupiamo, lasciamo a farneticarne uomini di superstizione, figure retoriche che capeggiano rivoltanti culti monoteistici. Sono loro che da secoli gestiscono questa materia e i suoi simboli, sono loro che impongono tesi consolatorie&ricattatorie



Il testo è percorso da una sana blasfemia e Chiara Cretella parla la lingua dell’eterno necessario, ne conosce l’alfabeto, il lessico.





“Avevo una sorella. Sì, avevo una sorella. L’ho scoperto quando ho compiuto dieci anni. Mia madre si era ammalata, le diagnosticarono delle cisti ovariche e dovette fare diverse analisi specialistiche. In una di queste radiografie le trovarono qualcosa di straordinario”





“Le trovarono un feto, cancrenizzato nell’ovaia. I resti di un gemello, che non giunse a maturazione e non venne partorito quando nacqui io. Era una femmina”.





“… Ero convinto fin da bambino di essere solo una parte di quello che avrei dovuto incarnare. Una sensazione di inspiegabile mancanza, come la caduta di un angelo maledetto da dio. Lucifero. Fu lui, veramente, solo lui a divenire profondamente umano”.





Il libro è costellato di ombre inquiete, di freak, bambine con gambe malformate che credono di essere gatti e si cibano di erba, prima di suicidarsi gettandosi dal cornicione del collegio. Alfredo, artista dalla sessualità ambigua prende Leanna per mano per condurla al centro se stessa, nel più doloroso dei percorsi. Perché solo la crudeltà è amorevole. L’ambiguità sessuale non è castrazione, ma rappresenta la totalità umana.





Piangevo cercando di farmi sentire. Tra le lacrime la porta era come trasparente. E vedevo Alfredo, la sua disperata vitalità. Accarezzava il suo amico con la leggerezza che dovrebbe avere un padre. E lo amava col tocco amoroso della madre.





Figure che possono provocare nel lettore reazioni allergiche, fastidio, ma che scansano la volgarità da libro degli orrori. Ci si aggira tra cimiteri monumentali, reliquie, ma paradossalmente la decadenza è altrove, a sprigionarsi è un’energia vitale che reinventa il corpo per riappriopiarsene.



Amore&morte, in assenza di sangue e ossigeno, fuori dall’ immaginario che i media ci consegnano, dal rosa carne platinato delle puttane corpivendole nazional popolari, dalla pratica relegata al ginnico – sportivo. Il corpo torna ad essere un tempio votato all’arte di un raffinato estetismo, un oggetto soggetto che muta attraverso il tatuaggio, la mutilazione, la mortificazione, l’anoressia, il dissanguamento, senza rinunciare a pronunciarsi a pronunciarsi su tematiche politiche, tutto si muove nella bolla a bassa pressione di un orrido periodo di restaurazione in assenza di rivoluzione.



Cercando una via d’uscita in un percorso che è ricerca, mai abbandono, né perdita di coscienza.





“Perché tutte queste energie non le riversi nella lotta?”



“Sei assurda. Il momento storico non permette una rivoluzione. Il sonno della ragione produce mostri… all’artista non resta che rappresentarli. Se tutti i mostri saranno uccisi quella sarà la fine dell’umanità”.





“…sarebbe questa la rivoluzione giusta: lasciare che tutto, nella sua decadenza, si avvii al suicidio collettivo per liberare l’universo da un cancro odioso e inutile. Il termine “rivoluzione” viene proprio da questo: è il moto di un pianeta attorno a un altro, che segna per noi il passaggio del tempo. L’unica rivoluzione, se ci pensi, è il nostro temporale passaggio su questo pianeta”.





Credo che questo romanzo carichi il lettore di tossine salutari, da un lato intossica l’organismo, dall’altro fa chiarezza su cosa divide la vera letteratura dalle sceneggiature buone per la caricaturale rinascita del cinema italiano della medietà e per le fiction televisive. Basta aprire il libro a caso per leggere pagine importanti, definitive, necessarie. Pare che l’editore abbia imposto tagli al testo, per relegarlo e sintetizzarlo per quanto possibile a codici riconoscibili ai beoti che si aggirano nelle librerie maneggiando i libri come fossero cartocci di salumi in carta oleata.



Spero che un giorno tutto il testo sia reperibile, magari reperibile e scaricabile in rete.



Per ora ringrazio per ciò che ho letto.

Saverio Fattori



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