Romanticamente scrivevo
su un piccolo taccuino, una moleskine nera nera, con il taschino finale. chi non la conosce.
poi, quello che mi serviva far conoscere lo digitalizzavo. e lo conservavo in una penna usb. una penna vecchia. fucsia. 128 kb. era piena dei miei scritti. li portavo entrambi vicino a me. così diversi e così simili. in uno, il primo, c'era tutto, i miei umori, dettati dalla scrittura, i miei pensieri, dettati dalla mente, le mie riflessioni, dettate dall'anima. nel secondo supporto c'erano le stesse cose.ma razionalizzate, impaginate, pronte per il mondo, il mio mondo.
poi ieri, durante la pausa pranzo, sono andato a mangirar al solito kebabbaro.
la fretta, si sa, è cattiva compagna.
sono uscito dal kebabbaro e sono tornato al laboro lasciando la borsa là.
quando me ne sono accorto e sono tornato sul posto... non c'era più.
così non ho perso solamente: carta d'identità, postepay, bancomat, tessera della biblioteca, tasse universitarie, cedolino dell'ultimo esame sostenuto, agenda, clip ch ho girato su senza fissa dimora e cartacce varie.
ho perso anche me stesso.
il mio passato... o meglio ... la percezione che avevo del mio presente.
lo so. arriveranno altri taccuini e altre penne usb.
arriverano altre esperienze e altri motivi per scrivere.
arriverà tutto. e io ne prenderò una parte e la racconterò a modo mio.
di nuovo.
ancora.
quello che non arriverà sarà l'intimo che ho lasciato tra quelle parole.
il mondo non ha perso nulla.
ma io ... mi sono perso.
ancora.
2 comments:
quella moleskine l'ho vista, l'ho vista nella sala d'aspetto della stazione. hai perso solo della carta, amico mio.
qui gira un aneddoto di uno scrittore che frequentava le giubbe rosse scrivendo e portando con sé un manoscritto. lì lo perse quando lo ebbe finito.
tentò di riscriverlo in vecchiaia e riuscì a trovarlo.
erano identici.
ps.solo chi si perde può essere salvato.
ti capisco.
l'anno scorso sono stato a torino, ad artissima.
due giorni di foto prima che un marocchino mi rubasse la macchina fotografica.
ero più dispiaciuto della perdita di quei ricordi più della macchina fotografica in sè.
ah come ti capisco.
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