Tuesday, December 01, 2009

Illuminati

Quando la temperatura è mite è come se il senso del Natale si allontani, immagino dei babbi natali che regalano ghiaccioli e non caramelle, che indossano scuri occhiali da sole e bermuda corti a fiori, col pelo da surfista che spunta biondo e orgoglioso.

Nella mia vita da torinese ho sempre vissuto il Natale al freddo e al gelo, come una novella bambina gesù, battevo i denti alla vigilia e mi accucciavo vicina al forno caldo che cuoceva biscotti fatti dalla santa mamma pugliese, il cielo era bianco e l'odore della neve penetrava nelle narici avide di slitte e scuole chiuse. Il primo giorno di neve scattava la telefonata all'amica del cuore e munite di sacchetti neri e resistenti per la spazzatura adoravamo gelarci le chiappe giù per la collina per poi consolare i nostri geloni col bonet piemontese.

Mi dicono che manca un mese a Natale, me lo dicono le voci radiofoniche, me lo dicono le statistiche sui consumi, ma non basta. Il periodo natalizio a Torino si avverte per tutt'altro, per il freddo pungente, la maestosità delle Alpi innevate e anche per l'installazione delle luci d'artista. Un'idea originale che ha ormai compiuto il dodicesimo anno, apprezzata dalla maggior parte della popolazione che d'improvviso si ritrovano il Monte dei cappuccini tinto di blu o un lampione reale che sprizza colori. Un alto esempio di laicità, che coinvolge l'arte contemporanea nello spirito natalizio, accoglie chiunque sbarchi alla stazione di porta nuova, italiano o meno, credente o no, affascina e accomuna le espressioni di stupore dei viandanti.

Sembra strano, ma voci mi dicono che si sta avvicinando il Natale anche a Roma... Guardo fuori dalla finestra, il cielo è limpido, azzurro, l'aria primaverile sollecita il miei ferormoni, se non fosse per le luci natalizie e il traffico che aumenta in modo esponenziale e spasmodico, penserei che sia il tempo delle primule. E mi rendo conto che qui, come nella maggior parte delle regioni che godono del micro clima sudista, l'aria natalizia è diversa, non ha quella compattezza che immagino nella terra degli aiutanti di babbo natale, mi ricorda più il disordine di una processione popolare, l'entusiasmo collettivo si riversa per la strada e non attorno al caldo camino, il piacere della festività è come se fosse gettato a secchiate tra i passanti, svaniscono le distinzioni tra il privato e il pubblico.

Quest'aria festosa e disordinata è leggibile passeggiando, la pepata di cozze luminosa che affiora dalle strade sembra quasi una privata espressione di gioia, come se l'ottico esprimesse con le sue luci la sua personale voglia di festa, e poco gli importa l'effetto ottico che affiora con le lucine del macellaio affianco.

Fortunati quest'anno i romani, che avranno il presepe disegnato e realizzato da Luzzati, che per anni ha accompagnato i natali torinesi in piazza Carlo Felice e prestato per la commemorazione che si svolgerà nella capitale. E fortunati a Salerno, dove hanno chiesto e avuto in prestito alcune installazioni di luci d'artista.

In questo clima sfavillante, gioioso e talvolta folle mi è caduto l'occhio su un addobbo, non proprio natalizio. Mi viene in mente la facciata di una chiesa in ristrutturazione vicino casa, che è stata coperta con un mega manifesto imperante e inquietante, niente meno che da un cartellone dell'ENI, e per non parlare di quelle 48 ore in cui una facciata di San Pietro è stata coperta dalle grandi tette che "esprimevano" le offerte di una compagnia telefonica.

Rabbrividisco, e non di freddo.

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