Friday, February 26, 2010
Tuesday, February 23, 2010
il mio lavoro è incontrare angeli
Tre bambini che corrono lungo i binari, la sera, tardi, da 5 sere, come se fosse la cosa più normale del mondo, destabilizza. Il più basso è di due anni. Sorridono. Sembrano uguali a mille altri bambini. Ma non lo sono. Io lo so che non lo sono e non lo saranno. Mi avvicino. Gioco con loro. E' il mio ennesimo turno serale. Parlo con la madre. Penso. Sono piccoli, ma parlano come gradi. Parlano solo casertano.
Illo è mio padre, mi dice la piccolina, quattro anni.
U papà unna tene a casa e un po’ accatta nenti, dice il più grande, sei anni.
Non conoscono i colori. Compro loro dei cioccolatini per addolcirmi la serata e giochiamo a dirne il colore prima di mangiarlo.
Giallo, dice la bimba tenendo in mano una pralina verde.
Inutile raccontare la loro storia, davvero. È una storia di povertà e miseria. Di solitudine agreste e distanze sociali. È la storia di bambini che non possono essere bambini. La storia di nani costretti a parlare al posto dei genitori. Costretti a giocare tra un ubriaco e una tossicodipendente per tutta la notte. Sudati a respirare gli odori di una stazione, della stazione più grande d’Italia.
Inutile dire come ho svolto il mio lavoro. Perché in questi casi, non diventa più un lavoro. Diventa una palude, dove la nebbia nasconde la morte che ovunque imperversa.
Non li aiuti dei bambini così, con tutte le buone intenzioni che puoi avere. Perché è necessario che li aiutino tutti. Tutti coloro che li incontreranno, anche se solo per pochi secondi, dovranno aiutarli per quella manciata di tempo che il fato ha previsto. Se tutti, ognuno, agissero, agisse con il proposito di dare il massimo ad ogni incontro forse sarebbero salvi, un giorno. Ma non sarà così.
Ieri sera sorridevano, ma so, per certo, che lo faranno sempre meno. Ieri sera giocavano, ma lo so che non giocheranno più tra non molto.
Ho fatto poco per loro. Era il massimo che prevedesse il mio ruolo. Tra qualche settimana, forse, non li ricorderò neanche più, il sonno riprenderà regolare. Forse mi torneranno in mente durante qualche pioggia, assieme alle altre cose che appaiono dentro di me quando la notte mi svegliano i temporali. Forse, qualcuno mi chiederà che senso ha tutto ciò, o forse no.
Io posso dire solo una piccola cosa.
Quando quei bambini saranno grandi e saranno brutti, saranno cattivi e intrattabili, saranno arrabbiati e indecenti... allora, secondo me, sarà importante ricordare che non sono nati così. Sarà doveroso ricordare che erano bambini, che sorridevano e amavano come è giusto che sorridano e amino i piccoli. Allora, quando incontreremo il peggiore uomo della faccia della terra, sarà importante chiedersi se per caso non sia rimasto a tre anni, solo, la notte, a correre tra i binari di una triste, sporca e maledetta stazione!
Colonna sonora: Cattivo
In una sola notte - sandra petrignani - l'unità
Un grazie speciale a SANDRA PETRIGNANI!
Monday, February 22, 2010
Ferito con la mannaia nel Palazzo per Rifugiati
Monday, February 15, 2010
Neve nella capitale
Assente da anni
a Roma cade la neve.
Storta a terra lascia fuliggine
attorno ai miei passi.
E' fragile.
Io passeggio
trattenendo la meraviglia
sulla mie spalle bianche.
Dai negozi,
cinesi di seconda generazione
riprendono l'evento.
Tre donne dal bar
scattano foto al cielo.
Un ragazzo mi guarda dalla fotocamera,
sorride.
Bambini corrono
danzando sotto una cascata di note bianche.
Mi sento chiamare,
ma non mi volto,
conosco le voci dentro di me.
E mentre un fiocco si scioglie sulla mia mano,
ucciso dalla solitudine del mio tepore
mi chiedo
perchè passeggio solo.
Thursday, February 11, 2010
mi osservo in frammenti sparsi sulle strade
Questo è il mio lavoro.
Monday, February 08, 2010
FOTOGRAFIE MORTIFICATE DAL MONDO - Speranza Casillo
FOTOGRAFIE MORTIFICATE DAL MONDO!
Tranne me, è un progetto che lascia a bocca aperta!
Wednesday, February 03, 2010
Alla guida...
Tuesday, February 02, 2010
L'uomo scatola
Uno scrittore, Kobo Abe, e il suo romanzo L'uomo scatola, raccontano la storia di un uomo che decide di passare la sua esistenza vagabondando in una scatola, con appositi fori per guardare con distacco e presunta libertà gli avvenimenti attorno a lui.
Il genere impreco perché sono precario conosce bene l'oggetto scatola, ne ha caricate a bizzeffe nella sua Saab, ne ha piegate e strappati altrettante per farle entrare nel bidone della raccolta differenziata, ci è affezionato, ci convive nei suoi mille traslochi, negli acquisti di mobili venduti a pezzi come fossero lego ma con in più delle viti sbagliate da inserire.
Scatole perchè lo spazio è piccolo, stanze, monolocali, bilocali se si è in coppia, e nella vita da vagabondo il soggetto precario ha accumulato oggettistica, libri, vestiti, coperte, lenzuola, una specie di moderna dote che si accumula in tempi lontani dai matrimoni tra ventenni appeni usciti dalla casa materna.
Scatole non solo di cartone, tutto ciò che si rivela contenitore, a prescindere dalla consistenza diventa prezioso e ricercato, dalle cassette robuste della frutta, a tavolini che fagocitano rimasugli inutili, contenitori che nascondono il disordine per dare una falsa parvenza di ordine. Scatole che si trasformano in comodini, portalampade, scatole nascoste sotto il letto o dietro gli armadi, salagadulamagicabula la scatola non c'è più, bibbidibobbidibù!
E quando le scatole sono troppe per quel buco di casa affittata in fretta e furia? Si cercano contenitori più grandi, come per esempio i garage, i box, organizzati come magazzini e condivisi tra più amici che depositano a turno il loro bagaglio di vita in attesa di una casa vera, dove poter far esplodere tutta la propria personalità. Una casa, quella a cui si pensa quando si passeggia per l'ikea, dove ci sono spazi per arredare, ordine rassicurante, libri in svedese negli scaffali, caraffe pronte sul tavolo per la colazione che richiamano un'abitudine antica, lontana dal caffè e sigaretta consumati la mattina sul cesso in netto ritardo. Poi però ti fanno notare che tutto è in vendita, dal pavimento su cui stai camminando al fiore finto nel vaso cinese, sono in vendita gli abbinamenti, pacchetti completi rigidi come i percorsi obbligati che ti portano dalle polpette svedesi agli scopini del cesso.
Una volta si aspettava capodanno per liberarsi delle cose vecchie, un' occasione ghiotta per lanciare direttamente dal balcone gli oggetti di troppo con un atto fortemente liberatorio.